L’Ortodonzia, anche detta Ortognatodonzia, è una parola strana e difficile da pronunciare che indica una branca della moderna odontoiatria specializzata nella diagnosi, la prevenzione e la terapia delle anomalie di sviluppo delle ossa della faccia, dei denti e dell’articolazione temporo-mandibolare.
Gli obiettivi che si prefigge sono, oltre che il raggiungimento del migliore allineamento dei denti, una buona estetica del viso ed una funzione masticatoria efficiente per il miglior stato di salute dei denti e dei tessuti di sostegno, il tutto compatibile con le situazioni neuro-muscolari presenti.
Innanzitutto, per ottenere il titolo di specialista in materia, occorre una frequenza obbligatoria di alcuni anni e con un apprendistato attivo, presso una struttura universitaria o paritetica.
Come specializzato (e socio) della più importante e rappresentativa società ortodontica italiana, la SIDO, iscritto dal 1993, il Dentista Alfonso Adamo può affermare che se è vero che non esiste incompatibilità tra le varie discipline odontoiatriche, è anche vero che spesso la “forma mentis” di chi opera prevalentemente nelle branche non ortodontiche, difficilmente fa cogliere le problematiche che si possono verificare durante la terapia o le conseguenze future.
Ecco perché credo che solo una quasi esclusiva dedizione alla materia ortodontica possa garantire quei risultati e quella tranquillità di percorso che tutti auspicano, soprattutto nel trattamento dei piccoli pazienti.
Quindi, come inizialmente spiegato, l’ortodonzia si prefigge come risultato quello di avere i denti dritti, partendo spesso da situazioni che, da un primo sconforto iniziale via via si trasformano in sorrisi belli ed appaganti.
Il percorso prevede da subito la necessità di eseguire alcune analisi, come le radiografie dei denti e del cranio per tracciare un’analisi cefalo-metrica; a queste si affiancano le impronte della bocca dalle quali si ottengono i modelli in gesso dei denti; sono necessarie anche alcune fotografie della faccia e delle arcate dentarie, ed il tutto viene fatto precedere da un’anamnesi generale e specifica.
Dopo un accurato studio delle indagini effettuate, sarà elaborato un piano di trattamento individuale che verrà illustrato, spiegato e condiviso in una successiva seduta ampiamente dedicata a ciò.
Spesso si potrebbe prevedere anche la consulenza di specialisti in postura che, affiancando il percorso terapeutico previsto, rendono il tutto più agevole, confortevole e duraturo nel tempo per il paziente.
Generalmente la terapia ortodontica si può dividere in due fasi.
La prima può iniziare anche molto precocemente, ancora con i soli denti da latte presenti in arcata o con la cosiddetta “dentizione mista”. Questa fase è chiamata “intercettiva” poiché il fine è quello di intercettare quelle disarmonie dentali e scheletriche che, se non corrette in fase di crescita, altereranno il corretto sviluppo del massiccio facciale e di conseguenza l’occlusione dentaria oppure complicare notevolmente un trattamento futuro.
La seconda fase inizia principalmente quando tutti denti (.. o quasi) sono in arcata, quindi da un’età minima di 11/12 anni in su. Con questo anticipiamo subito che non esiste un limite d’età per iniziare un trattamento ortodontico. Oggi, infatti, con l’affacciarsi nel panorama ortodontico di tecniche nuove ed “invisibili”, chiunque e a qualsiasi età può ritrovare un sorriso soddisfacente in breve tempo e con il minimo impatto psicologico e sociale.
Attacchi estetici e ridotti nella grandezza, mascherine trasparenti, massiccio utilizzo di apparecchi “mobili”, consentono di trovare sempre la tecnica e la metodica su misura per ogni paziente, fermo restando il principio che non dobbiamo parlare di “macchinetta” per i denti ma di vera e propria “Terapia”.
Ecco quindi la necessità di valutare caso per caso e persona per persona le implicazioni che possono presentarsi , anche a distanza di tempo , a seguito di terapie condotte in modo superficiale e senza preventiva diagnosi gnatologica e posturale.